“Viviamo in un mondo che si rimpicciolisce rapidamente sotto i nostri occhi. L’Asia, questo immenso continente che per la maggioranza degli Occidentali costituisce un mistero impenetrabile, batte oggi alle nostre porte.”
Padre van Straelen (1960)
Neanche un secolo fa la comprensione o l’incompresioni dei popoli dell’Est e dell’Ovest non aveva troppe conseguenze. A quell’epoca i Giapponesi non ci avrebbero permesso di entrare nel loro impero, e noi non morivamo dal desiderio di viaggi in Cina o in India. L’Africa non attirava l’attenzione dei giornali americani se non per la storia del Dott. David Livingstone, un missionario protestante che credevano perduto nelle foreste del Congo e che fu poi ritrovato da un giornalista americano. In realtà Livingstone non si era perduto, ma stava esplorando l’interno dell’Africa. (Un po come il dottor Kida del “La Macchina del Tempo” Ndr) Tutto questo accadeva prima dell’invenzione della radio, della televisione e dell’aeroplano, e prima della scoperta di numerose risorse naturali.
Oggi, primi anni del 1960, queste circostanze sono evidentemente cambiate. Gli Americani si interessano assai del Giappone, come pure si preoccupano della Cina e della Corea e si ripromettono molto dall’India. Quanto all’Africa, essi oggi provano per questo continente un interesse che ricorda solo assai lontanamente la loro curiosità d’un tempo. Non possiamo ignorare più a lungo i popoli d’Asia e d’Africa. Benchè le nostre rispettive nazioni siano separate da migliaia di chilometri di oceano, le nostre vite e i nostri destini si incrociano e sono così intimamente legati tra loro come quelli degli abitanti di una piccola città. La nostra pace, la nostra prosperità, la nostra vita quotidiana s’intersecano inestricabilmente.
Dal punto di vista cristiano, il rimpicciolirsi del mondo offre i suoi vantaggi. E in realtà non dovrebbe presentare che vantaggi, poichè dovrebbe favorire, molto più che per il passato, la realizzazione di queste parole di Nostro Signore: «Andate ed evangelizzate tutte le nazioni ». Ma, pur potendo noi disporre della radio e dell’aereo, non pare che si ottengano nella diffusione del messaggio di Cristo risultati maggiori che i primi apostoli, che pure erano costretti a viaggiare a piedi e a servirsi di messaggeri per trasmettere da una comunità all’altra il testo delle loro direttive spirituali.
E’ un abisso che nè la radio nè gli aerei hanno potuto colmare, quello che separa le mentalità e le concezioni di vita delle differenti razze. Tuttavia non dobbiamo stupirci se constatiamo che le nostre invenzioni meccaniche sono impotenti a ravvicinare gli spiriti dell’Est e dell’Ovest. Poichè dopo tutto queste invenzioni sono incapaci di creare da se stesse una mutua intesa.
Che cosa fermenta nelle profondità di un cervello orientale? Che cosa vede egli quando si volge verso l’Occidente? E’ dalla risposta a questi interrogativi che dipende la creazione di una mutua intesa tra l’Oriente e l’Occidente, il consolidarsi dell’unità e della pace internazionale e, ciò che è ancora più importante, l’avvenire dei nostri sforzi missionari per condurre il mondo a Cristo.
Questa analisi delle mentalità orientale e occidentale si basa in gran parte sui miei studi e sulle mie osservazioni ed esperienze personali. Se questi rapidi scorci non pretendono di contenere verità definitive, si potrà tuttavia sperare che esse stimoleranno gli spiriti, favoriranno un approfondimento dell’anima e del modo di pensare dell’Oriente, e ci aiuteranno ad affrontare l’urgente e difficile problema dell’adattamento intellettuale sollevato dalla presentazione della dottrina cristiana in questi paesi.